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Agnone
da Franco Valente, Luoghi antichi della provincia di Isernia, Bari 2003
Pur non rimanendo traccia di preesistenti insediamenti, molti ritengono che l’impianto urbano di Agnone sia di origine sannitica. Tant’é che la tradizione letteraria, anche se non confermata scientificamente, vi riconosce il sito dell’antica Aquilonia. Io non sono molto convinto dell’ipotesi, ma ciò non diminuisce l’importanza della sua storia sebbene non si abbia traccia di una sua esistenza per tutto il periodo romano. Sicuramente il toponimo di Civitelle ci rinvia ad una qualche forma di insediamento italico, ma le trasformazioni del territorio ed una natura particolarmente instabile del suolo, non hanno lasciato traccia alcuna di presenza umana.
Molto probabilmente l’attuale assetto urbano (la città si affaccia per tre lati sullo strapiombo che domina la valle del Verrino) è frutto di un ampliamento di un nucleo longobardo, come del resto è avvenuto per gran parte dei centri urbani del territorio circostante. Della complessa epopea longobarda e normanna di Agnone sappiamo poco o nulla, anche se Filippo Moauro nel parlare della sua Caccavone è convinto che il Castellum Angelorum citato in un documento longobardo del X secolo corrisponda proprio al primitivo nucleo dell’insediamento. Con più certezza il Catalogo dei baroni normanni ci ricorda che un certo Guglielmo de Anglono aveva dato il territorio di Civitelle in suffeudo a Tancredi di Civitella, ed il territorio di Caccavone a Jozzolino. Si tratta dello stesso Guglielmo che il 24 novembre 1144 era presente in Agnone alla concessione di una parte della chiesa di S. Marco fatta, dopo la sentenza del giustiziere Ugo II, conte di Molise, contro Mainerio di Palena e Matteo di Pettorano, a favore di un certo Maccabeo che era il preposto del monastero di S. Pietro de Avellana.
Dopo essere stato per lungo tempo dominio dei Borrello, alla fine dell’epoca sveva appartenne ai Carbonara che lo tennero fino all’epoca angioina quando passò prima ad un Annibaldi, poi ai da Ponte, ai d’Isernia, ai Sabràn, agli Arcuccia e ai Carafa. Nel periodo durazzesco appartenne ai di Sangro e con gli Spagnoli, nel 1507, passò prima ad Andrea di Capua e subito dopo a Prospero Colonna che forse l’acquistò nello stesso anno. Furono feudatari di Agnone anche i Gonzaga di Sabbioneta, i d’Aquino di Napoli ed i Caracciolo che lo tennero dalla metà del XVII secolo fino alla fine del secolo successivo.
Una notevole sequenza di monumenti e di opere d’arte che vanno dal XII secolo fino ad oggi rendono Agnone una delle città più belle del Molise. La sua struttura urbanistica è caratterizzata da un susseguirsi di vicoli e piazze di elevato valore pittoresco per la presenza di una grande quantità di portali e facciate in pietra lavorata che nascondono gli interni di una edilizia civile dalle originali peculiarità costruttive per l’uso di materiali lapidei locali (chianche e lisce). Pur se il carattere generale del nucleo urbano risponde ad una logica di crescita organicamente spontanea, le numerose architetture, soprattutto religiose, rivelano una intensa attività artistica legata non solo ad una produzione locale, ma anche a stimoli culturali di regioni limitrofe, come le Marche, l’Abruzzo,la Puglia ela Campania. Agnone risulta così caratterizzata dall’alternarsi di architetture e decorazioni gotico-romaniche, rinascimentali e barocche che costituiscono un unicum in cui ogni elemento si è amalgamato, pur conservando la sua autonomia architettonica, attraverso un lento e sapiente aggregarsi senza soluzioni di continuità.
Di notevole la chiesa di S. Antonio Abate, dal campanile settecentesco in pietra e da un interno barocco che si impianta su una struttura esistente almeno dal 1118. Opere in affresco di Francesco Palumbo (1793) (Giudizio Universale, Isacco, Adamo ed Eva, Mosè), fanno da cornice alle tele dello stesso periodo (Madonna del Carmelo e Natività). Notevoli pure i lavori in argento (la pace del XVI sec. e la croce processionale, del XVIII sec. di scuola napoletana).
Importante la chiesa dei maestri ascolani di S. Emidio che presenta una facciata del 1443 che è tra le più interessanti dell’area abruzzese-molisana per la presenza di un ricco portale sormontato da un rosone su cui campeggia la statua in pietra del santo. All’interno preziose opere di Amalia Duprè (Battesimo di Cristo, Addolorata, Cristo Risorto) di Giovanni Duprè (S. Francesco, Cristo morto, Busto di Dante), Giulio Monteverde (Crocifisso) ed altre opere di anonimi del XV sec. (S. Emidio), del XVII sec. (S. Placido), del XVIII sec. (Gesù con i 12 Apostoli). Parroco di questa chiesa è stato per anni don Filippo La Gamba, che rivolse particolare cura al piccolo Museo Emidiano ed alla preziosa biblioteca parrocchiale. Di don Filippo rimane il ricordo nelle sue pregevoli opere di ricostruzione storica di Agnone e del territorio circostante che don Nicola Marinelli, forse uno degli ultimi preti illuminati della grande tradizione culturale di Agnone, ha sapientemente continuato.
Numerose le chiese laicali e conventuali come la barocca Annunziata con elementi medioevali, S. Chiara, fondata nel 1434 ma rielaborata con elementi rococò, e S. Francesco esistente almeno dal 1343 e rinnovata con linee barocche all’interno delle quali gli affreschi settecenteschi sono di Paolo Gamba. Conserva importanti opere del XVI sec. (Assunta) e del XVIII sec. (Immacolata). Antichissime le origini della Chiesa Madre dedicata a S. Marco, dallo spazioso interno barocco con un bel portale rinascimentale. Ricco il corredo artistico del XVIII sec. (Sacra famiglia, Magi, Pentecoste), del XV sec. (Madonna con bambino) compreso un ostensorio di Giovanni Rizio, orafo agnonese nel secolo XV. Notevoli ancora le case private ed i palazzi che mostrano all’esterno frequentemente bassorilievi, medaglioni ed elementi decorativi medioevali e rinascimentali, opere di scalpellini locali, che contribuiscono a definire il carattere artistico del centro altomolisano racchiuso all’interno di una cinta muraria dove ancora si aprono porte ogivali alternate agli impianti di torri difensive. Ma se Agnone è ricca per le opere d’arte, non lo è da meno per la produzione di latticini e di dolci, tra i più buoni delle regione. Ed infine le campane. Non si può andare in Agnone e non visitare la storica fonderia pontificia della famiglia Marinelli che da tempo immemorabile realizza le più belle campane del mondo. Un’attività che è documentata in uno splendido museo dell’arte campanaria annesso al laboratorio e che costituisce uno dei più originali luoghi di cultura del Molise.